Pubblicato il 01 Ott 2007
Domenica 16 settembre 2007
Poligono di tiro " RAOLE" Orroli
Siamo rimasti in tre a giocarci le posizioni del podio finale.
Per sapere chi sarà il vincitore dobbiamo impegnarci in in quattro discipline diverse : tiro al piattello, tiro lungo ai cento metri, tiro con la pistola e tiro ad un bersaglio in movimento.
Tocca il mio turno alla pedana del tiro al volo.
Il Remintong " Zouave " del 1850 che ho fra le mani è un bel pezzo di ferro e legno. La sua canna ad anima liscia lunga 65 cm può sparare di tutto : dal pesante proiettile in piombo del peso di oltre 30 grammi, a pallini o pallettoni a seconda di come desideri o necessiti il momento.Anche ferraglia o chiodi, e ai tempi che lo usavano in guerra penso che alla fine ci mettessero qualsiasi cosa potesse essere sparata, compresi i bottoni dell'uniforme o una manciata di sassi.
Con calma ma con movimenti decisi metto per la bocca della canna 5 grammi di polvere nera. Spingo giù una borra in feltro fino ad arrivare senza però comprimere la polvere. Trenta grammi di pallini numero 8 e via ancora un altra borra però stavolta più leggera.
L'arma ora è carica , e manca solo la capsula d'innesco per trasformare questi 4 chili di ferro in un arma micidiale.
Mi metto in posizione, pongo la capsula sul luminello alla destra della culatta del fucile e armo con uno scatto secco il pesante cane che , comandato dal ruvido grilletto duro da tirare come in tutte le armi militari, partirà sulla capsula al fulmicotone.
Il piattello mi parte alto volando come una pernice. Allineo d'istinto e tiro. Una bordata e un gran fumo davanti mi impediscono di capire subito se l'abbia preso o meno. I rottami rossi e neri che cadono sparpagliati in fondo al campo mi dicono però che il piattello l'ho demolito.
Mica male per un arma di 160 anni....
Tutti e tre i piattelli da sparare in questa prova fanno la stessa fine facendomi conseguire il miglior punteggio.
Le cose mi vanno un pò meno bene alla prova sucessiva :Il tiro su bersaglio fermo ai cento metri.
Il Kentuchy cal 45 a canna rigata che ho con me è una buona arma, ma nulla può a questa distanza contro le performances del ben più consistente Enfield a canna lunga cal 58, che in mano ai miei avversari , che non sono certo degli sprovveduti hanno fatto piazza pulita dei bersagli in ceramica loro assegnati.
Con poche " bordate" entrambi li hanno polverizzati, ben prima dei venti minuti assegnati come tempo limite per terminare la prova.
Con il mio Kentuchy, pur aumentando le dosi di polvere fino a raddoppiarle non ho fatto dei gran tiri e alla fine, dei cinque bersagli ben due risultavano ancora integri allo stop.Anche con i tempi di ricarica ero svantaggiato.
Il kentuchy , con il suo piccolo calibro è sempre stato fondamentalmente un fucile da caccia e tiro, per caricarlo a dovere devi prima ripulire le rigature con una scovolata alla canna, quindi metti i due , tre grammi di polvere nera , una piccola borra di feltro e giù il tutto con la bacchetta. Quindi prendi la palla tonda che è sottocalibrata per il diametro della canna per cui devi avvolgerla in una pezzuola ingrassata, in modo che così entri alla giusta pressione e possa "prendere "le rigature al momento dello sparo. Cosa indispensabile se vuoi che il tiro vada dritto :la palla così ruotando si stabilizzerà nell'aria creando una traiettoria tesa e lineare.
Il fatto è che tutto questo , anche se sei pratico ti porta via un bel pò di tempo. Le dita dopo un pò ti si sporcano dell'olio di ingrassaggio di palla e pezzuola etc..e fra una cosa e l'altra non riesci a ricaricare l'arma in meno di 45 secondi.
Con l'Enfield invece è tutta un altra cosa.
Da buon fucile militare adotta la micidiale palla Miniè e il grosso calibro non pretende tutte le accortezze del piccolo 45. La palla Miniè che butti in canna in un tutt'uno con la polvere è molto sottocalibrata e va giù senza storie. Essendo cava all'interno ci penseranno i gas dell'esplosione della polvere a dilatarla a dovere fino a farla "prendere" a pressione sulle rigature della canna.
In un minuto puoi sparare così anche tre o quattro volte se sei un buon fuciliere.
E che sventole volano per aria!!!
La prossima volta per queste distanze mi premunirò anch'io con il buon "58" a palla Miniè.
E dire che, per non stracaricarmi di"ferro" il mio bravo Enfield l'ho lasciato a casa.
E' la volta ora del tiro con la pistola ai 25 metri.
Tolgo fuori dalla cassetta dove dormiva la LE PAGE Napoleon da tiro, del 1830.
Gran bella arma, con un peso bilanciatissimo e il grilletto " Stecker" aggiuntivo. Presente in tutte le armi dei tiratori dell'ottocento, questo grilletto serve per il tiro di precisione. Infatti viene attivato dal tiro del primo grilletto che avviene con la consueta forza del dito. Da quel momento, per far partire il colpo basta sfiorare il secondo grilletto, lo Stecker appunto.
Il vantaggio è evidente : l'arma non si sposta neanche impercettibilmente dalla linea di puntamento desiderata, cosa facile a verificarsi se invece la pressione al grilletto è moderata. Più è duro il grilletto più puoi "strappare" il tiro che finirà altrove ma non nel bersaglio.
Un arma dotata di simile sistema di sparo, per la sua entrinseca pericolosità( a un pivello gli parte via il colpo senza che neanche se ne accorga), era quindi riservata ai tiratori o all'elite dei fucilieri .
Questa pistola se la carichi con due grammi di polvere nera spedisce il suo proiettile, una palla cal. 45 con impatti e forza devastanti. Ma per colpire con precisione un bersaglio a 25 metri la potenza non serve, anzi, i migliori tiri si effettuano con la minima dose di polvere necessaria a tenere il proiettile con una traiettoria tesa in relazione alla distanza.
Per colpire con precisione millimetrica a 25 metri la LE Page ha bisogno di non più di 0,7 grammi di polvere nera.
Una bella scovolata alla canna , e dentro quindi la polvere con un lungo imbuto che abbia la lunghezza della canna stessa. Questo accorgimento è importante perchè cosi i granelli di polvere non rimarranno dispersi in fase di caricamento fra le rigature della canna che magari dopo un pò di colpi è anche sporca di morchia. Quindi dentro con la bacchetta una borretta di feltro fino a pggiare sulla polvere ma senza furia.
Infine la palla, che come per il Kentuky è sottocalibrata e va quindi avvolta in una pezzuola ingrassata.
Va detto che nella pistola puoi anche spararci un proiettile Miniè, cioè sottocalibrato e cavo dentro. In questo caso niente pezzuola ma , ai fini della precisione occorre allora ben quantificare tolleranze, peso del proiettile e dosi di polvere.
Rompere i 5 bersagli in ceramica posti ai 25 metri si è rivelata una cosa facile con la pistola.
Con cinque colpi, in meno di cinque minuti faccio piazza pulita, e anche gli altri faranno altrettanto, anche se ci metteranno un po più di tempo sparando più colpi.
Tutti comunque colpiranno i loro bersagli entro i 20 minuti assegnati come limite per l'esercizio.
Si arriva così all'ultima prova , forse la più difficile : il tiro con il fucile ad un bersaglio in movimento.
Di nuovo ho fra le mani il Kentucky usato in precedenza, ma ora sono un pò più fiducioso.
Infatti il bersaglio in movimento da colpire è quello classico in cartone che viene fatto scorrere lungo un filo velocemente da destra a sinistra senza preavviso a circa 25 metri di distanza.
Il mio fucile, che mi ha deluso al tiro ai cento metri ora potrebbe avere la meglio sui potenti ma pesanti Enfield militari.
Inoltre il grilletto l'ho reso , a furia di limare i piani di scatto leggero e sensibile , pronto quindi a far partire lo sparo alla minima pressione. Questo è importante quando devi sparare preciso e veloce senza appoggio.
Ad essere sinceri di cose a questo Kentucky ne ho dovuto fare tante.
Quando lo acquistai nuovo l'anno passato,prodotto da una fabbrica bresciana specializzata in repliche di armi storiche lo feci proprio per la fama di arma dal tiro preciso che caratterizzava questo modello.
Con palle adatte e tutto l'occorrente al seguito mi ricordo che andai subito al poligono per verificarne le presunte bontà balistiche.
Messo un bersaglio da 20 cm. di diametro ad un ottimistica distanza di 50 metri cominciai a tirare con l'arma in appoggio. Qualsiasi fosse la combinazione di polvere o palla che utilizzassi il bersaglio continuava a starsene li, immacolato ed integro.Non riuscivo neppure a vedere dove andassero i colpi per cui per capire qualcosa presi il bersaglio e lo appoggiai su un terrapieno limitrofo. Aveva piovuto, il terreno era umido per cui, ovunque fossero andati i colpi, avrebbero lasciato l'unghiata sulla terra bagnata.
Sempre in appoggio mirai e tirai il primo colpo. Sulla sinistra del bersaglio, dalla base di questo terrapieno, cresceva stentato un cespuglio di lentischio, che visto che stava ad oltre un metro dal bersaglio non l'avevo quindi manco preso in considerazione.
Diradatasi la nuvola di fumo prodotta dalla fucilata a polvere nera scopro con raccapriccio che questa pianta, sopravvisuta a lunghe stagioni di siccità e avversità naturali se ne stà ora coricata su un fianco e adagiata al terreno...
"Cessu!!!..." esclama con meraviglia mio cognato Martino che stava di lato a farmi compagnia.
Martino , appassionato di armi e grande cacciatore di quaglie e affini (e di cinghiali quando passano),per sparare spara bene.
Visto quel che ho combinato non restava che far provar a lui.
Carica e spara, carica e rispara il buon Martino altro non fa che finir di sfrondare l'ormai reciso cespuglio.
Da qui l'uniquivocabile evidenza : il fucile tira storto (in sardo : sa scuppetta esti trotta...)
Quanto ? : ai cento metri circa tre metri a sinistra.
Proviamo a lavorare sulle mire, ma anche portando mirino tutto a sinistra e tacca di mira tutto a destra, fino a rischiare di farli uscire dalle guide e farli cader per terra non riusciamo a compensare del tutto il gap.
"Unu tubu de grifoni seu siguru chi sparara mellusu,"(un tubo idraulico per rubinetti spara meglio )sentenzia, da buon fabbro quale è mio cognato Martino.
La prendo con filosofia, riferirò la cosa ove ho aquistato l'arma, sicuramente in fabbrica me la cambieranno , oltrettutto non mi piacciono neanche lo scatto che neccessita di uno sforzo al grilletto di ben 5,5 chili (prima cosa che ho misurato a casa ) e poi le cartelle sono male assemblate sui legni con il risultato che il cane va ad impattare sul luminello che rimane fuori centro.Per cui si verificano molte mancate accensioni.
Insomma questo fucile è nato con tutti i mali del mondo.
Nelle settimane seguenti nonostante innumerevoli contatti telefonici di fatto non si è riusciti a cavar un ragno dal buco : in fabbrica non vogliono credere che la canna sia storta, dicono che le lavorazioni rendono impossibile che una esca diversa da un altra, per cui finisco col pensare che tutte tirino a destra o a sinistra come capita.
Magari sono fatte non per andar a sparare di precisione ma per essere appese a decorare un camino o arredare uno ambiente casalingo.
Per essere bello il Kentucky, con tutte le ottonature a vista e il lungo calcio in legno.. è bello.
Confidando in questo, mi metto l'anima in pace.
Posso appendermelo in cucina che fa un figurone.
Oppure lo regalo a un mio amico che mi ha fatto molti importanti favori e che non ha il porto d'armi e lo metterà, graditissimo dono, in bacheca nel suo studio.
Ma, sempre tenendo comunque presente queste eventualità, mi do però da fare per vedere se intanto riesco a dargli dignità di arma.
Con Martino e i suoi atrezzi da fabbro iniziamo il lavoro sporco...
Nelle campagne di Sinnai andando verso monte Serpeddì
esiste un albero di ulivo ultracentenario famosissimo, almeno nei tempi passati per il suo tronco che si biforca in modo particolare poco dopo la base.
Soprattutto i vecchi cacciatori lo ricordano ancora come "su apparixatori ".(il raddrizzatore).
Infatti grazie alla sua morfologia intere generazioni di cacciatori del posto ne hanno approffittato per raddrizzare le canne dei loro schioppi quando queste , a torto o a ragione pareva tirassero in modo incerto.
Posto il fucile fra i tronchi che, a furia dell'uso avevano ormai una guida ben delineata, si forzava fino a quando non si pensava di aver controbilanciato il difetto.
Si tiravano quindi alcune fucilate ad un bersaglio e, se ci si riteneva soddisfatti bene, altrimenti si continuava ancora con " s'apparixadori ".
Inutile ricordare che spesso, delusi o bersagliati dagli sfottò derivanti da pessime figure rimediate a caccia molti ci andassero platealmente adducendo difetti dell'arma a giustificazione dell'errore commesso sparando al cinghiale rimasto illeso etc...
Questa pratica poi col tempo un pò si è persa. Le armi odierne difficilmente hanno ormai bisogno delle cure di "S'apparixatori ".
Ma con questo Kentuky pare invece che occorra tornare alle vecchie maniere...
Smontata la pesante canna ottagonale ci avviamo con atrezzi vari fra cui pesante tubo di ferro verso le campagne di Sinnai.
L'antico ulivo stà sempre lì, e la biforcazione porta ancora labili i segni degli usi passati.
Posta la canna in posizione vediamo ora di dargli una energica tirata verso destra.
La cosa però non è così semplice come i comuni schioppi da caccia, che hanno le canne relativamente leggere.
La canna del Kentuky è ottagonale e massiccia, non la muovi facilmente.
Per questo Martino ha pensato di portare questo grosso tubo che aumenti la leva. Infilatoci dentro l'ultimo terzo della canna protetta con un pesante telo ingrassato cominciamo a dare vigorose tirate verso destra. Ad ogni scossone i rami dell'albero tremano fino in cima. Lo sbattere delle foglie è in contrasto con la calma di vento che c'è tutto intorno.
Ma non staremo esagerando ?... chiedo ad un certo punto a mio cognato...
Mal che vada ora tira a destra, ma non credo peggio di come lo faccia ora a sinistra...
La sua pragmatica risposta è naturalmente incontestabile.
Finito il lavoro a "S'apparixatori" notiamo che ora i segni sui legni dell'albero ultrasecolare si sono rimarcati molto .
Forse è per questo che si dice :" rinverdire le tradizioni"..
Rimontata l'arma , questa alle seguenti prove di tiro risulterà molto più soddisfacente. Tende a sparare sempre a sinistra ma con compensazioni delle tacche di mira ora si rimane nel lecito..
Con un vigoroso trattamento di lima e fresa fatto ai rustici piani di scatto alla fine sono riuscito a rendere sensibile il grilletto alla minima pressione del dito.
Per ovviare all'incoveniente del cattivo allineamento di battuta del cane sul luminello ho limato quest'ultimo in modo tale che l'accensione fosse comunque garantita.
Ma torniamo alla gara in questione.
Ci rimane l'ultima sessione, forse la più impegnativa, quella del bersaglio in movimento.
Essendo un tiro nervoso ma da relativa corta distanza, per una carabina, sono molto fiducioso di fare bene con il mio Kentuky " special ".
Ed infatti con questa prova ne uscirò vincente : 5 tiri dei quali 4 praticamente perfetti, al centro del bersaglio che correva veloce da destra a sinistra, ed anche il quinto non male.
Pessime invece le prestazioni dei miei avversari, sicuramente penalizzati dai pesanti Enfield di grosso calibro .
Per appendere il Kentuky c'è sempre tempo, per il momento il camino può attendere...