Pubblicato il 17 Mag 2016
Il borbottio del boxer di 1196 cm. cubici che pulsa a circa 2000 giri nella notte in questa interminabile pista africana è l'unica percezione che mi tiene sveglio , insieme a un crampo sempre in agguato all'avambraccio destro. Tengo pigramente il volante,cercando di stare al centro della strada. Non vedo luci se non quelle alte e luminose delle stelle. La luna è scomparsa da un pezzo. I miei compagni di viaggio dormono. Andrea è puntato con le spalle verso la portiera e il profilo del viso è scontornato dalla tenue luce che emana il contakilometri. Tengo con regolarità la rispettabilissima velocità di quasi 70 km. orari .Non voglio massacrare i pistoni e con la macchina cosi carica prendere una delle buche sempre in agguato è facilissimo.
I fari a sei volts non sono mai stati un portento di potenza e devo stare attento. Ogni tanto dò uno sguardo alla lancetta fosforescente del tank del carburante. Si è abbassata ormai oltre il livello della riserva. Il maggiolino probabilmente farà ancora una cinquantina di kilometri prima di fermarsi. O almeno così penso. Annoto il kilometraggio segnato e comincio il conto scommettendo per quella cifra. E' come un gioco per tenermi sveglio. Finita la benzina il motore prima starnutirà un pò per avvisare e poi si fermerà. A quel punto calerò un paio di taniche dal portapacchi e, operazione consueta si riempirà nuovamente il serbatoio di 42 litri messo dentro il cofano anteriore del mio coleottero.Che in queste polverose sterrate o asfalti pieni di buche che è meglio evitare ( camminandoci quindi di fianco sulle piste lasciate dai camion,) mi farà circa altri 400 chilometri. Sulle prime quello di fare questo tratto di strada a l buio ci era parsa una buona idea.
Il tratto fino a in Salah sulla carta non è che una interminabile lasagna d'asfalto lunga 650 km. tutto dritto senza possibilità di sbagliarsi. Con il freddo che abbiamo passato le ultime notti dentro i nostri miseri sacchi a pelo tanto valeva cercare di starcene rintanati in macchina a goderci l'impianto di riscaldamento ad aria forzata correndo intanto verso sud e avvicinadoci quindi a tamarraset.Sicuramente, per come dormono la trovata è risultata graditissima ai miei compagni, mi sembra di trasportare dei cadaveri. Mentre continuo solitario nella notte faccio un pò l'inventario diciò che abbiamo. Si di roba ce ne portiamo dietro tanta, però a ben pensarci tanto volume di materiali che ci occupa tutto lo spazio vitale dentro la macchina e continua anche appesa sui vari portapacchi in modo preoccupante fuori è il risultato dell'italica tendenza dell'arrangiarsi moltiplicato per i quattro componenti dell'avventura .
Vedendo ed osservando altri viaggiatori con i loro fuoristrada ben organizzati ci siamo ben presto resi conto che molte nostre scelte su materiali ed accessori erano veramente il frutto di improvvisazione e di intuizioni bizzarre. Iniziamo dalle vettovaglie.Va bene essere previdenti, ma era proprio necessario riempire quasitutto il vano del cofano anteriore con un sacco di patate solo perchè trovate a buon mercato lungo la strada per Tozeur ? Certo alla partenza avevamo anche una gran quantità di cibi raffinati ed in scatola ma questi sono svaniti i primi giorni con una velocità direttamente proporzionale alla facilità con cui potevano essere consumati. Già dalle prime ore di viaggio ( ancora nel traghetto da Cagliari a Tunisi ) in tutti è subentrata un appetito strisciante e persistente che ha di fatto prosciugato le provviste programmate per settimane.Nei primi giorni in Tunisia, ancora incerti su itinerari e programmi un fatto era però lampante : eravamo tutti controllori e controllati dell'andamento delle cibarie che parevano volatilizzarsi nel nulla e senza una spiegazione logica. Il persistente silenzio di uno dei componenti creava sospetto e il furtivo muovere di mascelle dava certezza. Gli espedienti per raggiungere non visti qualcosa da mangiare erano i piu fantasiosi e ognuno si era organizzato un suo metodo personale.
Ogni volta che si era scoperti erano discussioni e accuse reciproche Comunque il tutto durò relativamente poco. Dopo circa due giorni in nessun recesso del maggiolino esisteva più alcun cibo di pronta assimilazione. Il vestiario e le attrezzature da campeggio al seguito erano cosi poco tecniche che il grosso gavone in lamiera escogitato " per l'Africa " dal fabbro del mio paese e fissato sul portapacchi fu subito costipato dai soli sacchi a pelo o giu di li per cui tutto lo spazio vitale dentro la macchina spariva fagocitato da materiali vari ammassati senza una logica che non fosse quella di portare tutto cio che appariva indispensabile. Una prima cernita dovemmo comunque farla subito, prima di partire per l'imbarco a Cagliari.
Infatti altrimenti non c'era modo di far entrare tutti e quattro dentro il maggiolino...La prima cosa di cui ci liberammo fu di un pacco di giornali pornografici che nelle intenzioni sarebbero dovuti servire come merce di scambio. Era infatti voce comune che quella roba li in Africa fosse molto ambita.Rimase a casa anche la muta subaquea , il fucile a canna lunga e tutto il resto dell'attrezzatura da pesca , pinne da profondità della Cressi comprese, nelle intenzioni il tutto era indispensabile per i giorni da passare lungo la costa Tunisina e chissa, poi dall'altra parte una volta raggiunto l'oceano. Retaggio di tanti campeggi in Sardegna, in cui si campava di pesca e di preda.
Anche la tanica di Cannonau ,infilata dietro il sedile di guida risultava ingestibile, però alla consolazione che ci sarebbe venuta nei probabili momenti di sconforto, non volevamo rinunciare per cui decidemmo di travasare quanto più vino possibile in delle bottiglie più facilmente occultabili.Buona nelle intenzioni, l'idea si rivelerà però fallace. Infatti una di queste si romperà presto per il trambusto dentro l'abitacolo inondando l'angusto ambiente del forte aroma di vino che con il passar dei giorni scontornerà via via contribuendo al formarsi di quell'aria rancida che rende comprensibile quale fosse il disagio di un u-boat in immersione ai tempi della prima guerra mondiale .
Dovemmo inoltre da subito rinunciare democraticamente ognuno di noi alla metà degli effetti personali . Stavamo esagerando specie con gli indumenti :A che serviva portarsi dietro dieci paia di calza e relative mutande come faceva Sergio o il cambio di stivali da Couboy come pretendeva Alberto se gia ai piedi portavi gli anfibi della Folgore ? Non riuscimmo a far lasciare a casa la chitarra ad Andrea. Questo srtrumento musicale con la sua custodia occupava da solo uno spazio mica da poco.Andrea finì con il convincerci promettendoci che lui con il suo estro artistico sarebbe riuscito, in caso di necessità a procurarci da mangiare improvvisando in un oasi qualche ballata gradita ai locali.
Comunque appendemmo l'oggetto in alto su tutto nel portapacchi posteriore.Di solito in quel punto le cose con i sobbalzi erano destinate a volar via, o a essere sfilate dalla mano furtiva di un occasionale predone... Chi avrebbe mai immaginato la fine che fece la chitarra....Transitavamo in un agglomerato di case nei pressi di un oasi dopo EL Gardaia. La giornata era abbastanza calda ed eravamo alla ricerca di uno di quelle bettole che propinano a tutte le ore un pasto caldo ( solitamente zuppa fatta di legumi e carne bollita o , se va bene un cous-cous.).Per pochi spiccioli potevi riempirti la pancia sempre vuota e quando ne adocchiammo una fermammo il Maggiolino di fronte all'uscio. Andrea che era davanti scese subito e diede un occhiata dentro annuendo con un confontante segno di soddisfazione : va bene, è proprio una tana purente. di sicuro non ci chiedono molto. Quello dei costi era per noi un motivo ricorrente di scelte e discussioni.
Sergio non era mai molto daccordo , e un pò anche Alberto ad andare ad infilarci sempre in luoghi di dubbio livello, ma daltronde i danari che portavamo erano veramente pochi. Per risparmiare ulteriormente, prima di partire avevamo pure rinunciato a fare il biglietto di un eventuale ritorno. Avevamo quello di sola andata... I dinari ci servivano per la preziosa benzina e quindi giravamo al largo da quelli che davano l'idea di locali confortevoli e quindi sicuramente più cari.
Che comunque con il scendere verso Sud diventavano sempre roba più rara a vedersi. Stavamo lentamente scivolando in ambienti tagliati per noi e il maggiolino sembrava non risentire alcunchè dei km. e degli strapazzi. Anzi forse per una sorta di assestamento generale sembrava che tutto girasse per il meglio. Fatte riempire fino all'orlo le ciotole di terracotta della fumante zuppa della casa ci sediamo presso all'uscio di fronte alla nostra fedele macchina. La mossa è d'obbligo perche ancora abbiamo qualche bottiglia di buon cannonau e ovviamente questi arabi non hanno per dissetarsi che dell'acqua di dubbia provenienza, buona tuttalpiù per lavarsi i piedi... Mangiato e quindi anche bevuto, invero con abbondanza fino a svuotare un bottiglione, ( mai lasciarlo a metà, altrimenti va a male... ) Andrea, ben corroborato dal cannonau, sfila dal portapacchi la chitarra e, dopo una sommaria ripulita e accordatura inizia a improvvisare un ritmo sardo tribale, accompagnato presto da tutti noi con strumenti di fortuna. Alberto percuote il bottiglione vuoto con il manico del cucchiaio. Il risultato è un acuto e stonato ritornello metallico, io e Sergio invece togliamo due pattane dalle ruuote del maggiolino, e queste suonano molto meglio.
In breve si raccoglie intorno a noi una moltitudine di sfaccendati e perditempo locali tutti coinvolti dalle balzane improvvisazioni di Andrea ora passato a ritmi più locali e graditi dai presenti che incoraggiano con cori e balli il cui risultato è oltrettutto quello di sollevare un fastidioso polverone tutt'intorno. In mezzo a questo pandemonio di rumori e urla animalesche cominciamo a vedere un raccogliere di soldi fra i presenti del luogo, monete consumate dal logorio di mille passaggi e lercie banconote il cui aspetto pone seri dubbi su un reale valore. Gli occhi di Andrea si illuminano mentre con un ghigno soddisfatto senza smettere di suonare ci dice : visto coglioni, che la mia chitarra serve a far tirar fuori soldi, questo teatrino lo facciamo d'ora innanzi in ogni posto dove vediamo che c'è da mangiare,.... finito di spendere a pranzo, anche carne di cammello possiamo pretendere... Alla fine uno di quelli che si è aggregato fra i primi , un tipo strano con il fez in testa e con un occhio perlaceo residuato da un devastante tracoma, porge ad Andrea una manciata dei su descritti danari indicando con un dito la chitarra che intanto lui continua a suonare con rinnovato vigore.
Compiaciuto,rivolgendosi ancora a noi li prende al volo dicendoci : questi come vedete li vuol dare a me perchè gli ho infogati tutti con la mia chitarra... Però di li a breve il tale si fa pedante e tira per il manico la chitarra con un fare impaziente. In breve capiamo cosa stà accadendo. Il figuro i soldi li ha dati per la chitarra, e a suo modo di vedere la trattativa si è conclusa positivamente per lui, visto che Andrea ha accettato i soldi !. La situazione che si vive ora è strana, Andrea si vuol rifiutare di accettare la realtà delle cose mentre noi, Alberto soprattutto , non vediamo male la cosa, questa storia della chitarra portata in giro per mezzo Magrheb non ci ha mai mai reso entusiasti. Gia tanto belli a vederci non è che lo fossimo, quella chitarra legata sul portapacchi del maggiolino arancione sapeva tanto di Hippy, e qui non tira aria buona per certe mode...Anche lo sguardo di altri viaggiatori europei, nei loro Land Rover tropicalizzati non era dei migliori quando ci osservavano. Abbiamo sempre pensato che fosse meglio cercare di darci un un aspetto meno raccogliticcio, e questo di liberarci finalmente almeno della chitarra pareva a noialtri un buon inizio.Certo non era però dello stesso parere Andrea che ora faceva un gran baccano nel tentativo ,però inutile di dividersi dal suo strumento. Urla gutturali in arabo e in sardo si susseguono. Poi la chitarra si volatizza letteralmente in un mare di mani .
La masnada che circondava Andrea lentamente molla la presa. Non gli rimase che imprecare .Non l'avesse mai fatto ! dal mucchio che si allontanava uno si gira con una vampa negli occhi... Io sono stato a Padova 3 anni,.... dichiara improvvisamente in perfetto italiano il tale. A fare in culo vai tu e quella grandissima bottana di tua sorella,.. e comincia a riparlare in arabo , dall'attegiamento che stanno prendendo tutti non c'è bisogno certo di traduttori. Con la pattana del maggiolino ancora in mano mi butto dentro la macchina e cosi gli altri. Per fortuna il maggiolino mette subito in moto mentre si sentono grandinare calci, pugni e sputi in tutta la carrozzeria.
Stupidamente la macchina era parcheggiata verso un muro per cui devo fare manovra, cosa che cerco di fare il più velocemente possibile : la situazione lo necessita... Con il cuore in gola metto retromarcia a tutto gas attraversando la piccola piazza ora piena di gentaglia spuntata da chissa dove. Ancora con l'abbrivio della retro metto prima accelerando verso l'uscita di questa trappola ma nella concitazione sfollo clamorosamente e siccome non avevo toccato per nulla con i freni il maggiolino continua la sua corsa all'indietro lanciato dalla retro precedente : si ode quindi un gran botto e poi un fitto polverone avvolge ogni cosa. Per un momento tutto sembra aquietarsi, compreso il fragore della folla e il tambureggiare sulle lamiere di pugni e calci. Poi il polverone si dirada e, con truce sgomento dal lunotto posteriore intravedo quello che sembrano povere suppellettili dell'interno di un abitazione. Alberto che è seduto dietro con un esclamazione di meraviglia urla spaventato "cessu.. abbiamo buttato giù una casa... ora questi si incazzano ancora di più... Vittorio.. aiuto... sgomma via... Scappa!!! " Con il gancio di traino ero andato a cozzare alla base di un muro.
Questo, fatto con i poveri materiali del luogo ,come mattoni crudi tirati a fango e paglia aveva ceduto sotto la poderosa spinta del retro del maggiolino, e ci era crollato addosso. Con la prima finalmente innestata accelero a manetta e la macchina, dopo alcuni tentennamenti si libera finalmente dal cumulo di detriti che ci aveva mezzo seppelliti e schizza via verso il centro della strada, che ci appare libera . Non ci facciamo certo scappare la salvezza... A tutto gas usciamo dal paese senza che fra di noi si mormori una sola sillaba. Ogni secondo do uno sguardo allo specchietto retrovisore, mi aspetto da un momento all'altro un probabile inseguimento : magari fra poco apparirà uno sgangherato Peugeot con il cassone pieno di assatanati locali.. Passano i minuti e i km fra noi e il paese cominciano a contarsi. Nello sterratone che abbiamo preso penso che comunque il maggiolino possa avere buon gioco. Benzina ne abbiamo e questo mi consola.. Dopo un pò chiedo per rassicurare, anche se so già la risposta: Cosa dite.. c'è gente dietro ?... Lione si affaccia dal finestrino a mezzo busto guardando all'indietro e quindi rientra dentro con un bel ghigno in faccia :" tranquilli coglioni...c'è solo polvere dietro di noi .....