Pubblicato il 28 Apr 2016
Brevettato con il nome di Windsurfer , Jim e Hoile , sulle ali dell'entusiasmo passarono al passo successivo, e cioè cercare di rendere commerciale la loro idea. Il prototipo, di legno e tela non poteva essere definito bellissimo, ed infatti si cercò da subito di perfezionarne i componenti, In ciò venne in aiuto un altro amico di Jim, : Alan Parducci. All'italo americano le idee brillanti non mancavano di certo e, mentre Hoile dava vita ad una sagoma della tavola più slanciata e razionale Parducci trovò i materiali migliori per fare le vele, ora portate a sei metri quadri, e fatte in ottimo dacron, una fibra sintetica, niente a che vedere con la miserabile stoffa nautica adottata prima. Le tavole poi, prima in resina , poi vennero approntate con un innovativo metodo consistante nella schiumatura di uno scafo in polietilene. Con siffatto materiale la tavola riusciva a non superare i 20 kg di peso, e la rigidità era ottima. Sempre in legni ma pregiati, la deriva, il piede d'albero e il boma.Lo snodo relativo al piede d'albero, che ora era traslato di una ventina di cm in avanti rispetto alla scassa di deriva, era del tipo, come nel prototipo brevettato, a giunto cardanico. E questo era ricavato da lavorazione dal pieno di barre di Mylar. Questa prima generazione di windsurf, i windsurfer appunto, cominciarono ad essere sempre meno rari , agli inizi degli anni 70. Ma, contrariamente alle aspettative , il sucesso, dopo i primi entusiasmi, stentava a vedersi.
Ai ragazzi di spiaggia americani piaceva il surf, quello sulle onde, che fra l'altro erano più che abbondanti nelle coste della California. Chi si cimentava con questo nuovo sport lo faceva più per curiosità che per convinzione. Le vendite non decollavano e, alla resa dei conti le spese per sostenere tutta questa avventura non pareva potessero essere coperte neppure in minima parte dalle asfitiche vendite. Jim,che comunque non era un costruttore di surf al contrario di Hoile, perse presto entusiasmo e vide di buon grado l'offerta che gli fece il socio nel 1973 perchè gli cedesse la sua parte relativa ai diritti del brevetto.
Invece in realtà qualcosa si stava muovendo, ed il buon Drake si sarebbe presto pentito amaramente di essersi frettolosamente sbarazzato della sua quota sociale.Alcuni anni prima Martin Spanjer era in volo , proveniente dall'Olanda , verso Los Angeles. Viaggio lungo, per esigenze di lavoro.Lui era un imprenditore tessile e, dopo aver fatto scalo a New York ora gli rimanevano ancora alcune ore di volo. Si era addormentato, una volta sveglio non gli restava che sfogliare le riviste di bordo, giusto per ammazare il tempo. Fra immagini di località turistiche e pubblicità patinate, improvvisamente il suo interesse si risvegliò su un articolo che parlava di abbronzati ragazzoti che si cimentavano in questa nuova attività di spiaggia.. Amante del mare e degli sport in generale, si annotò il numero di telefono della ditta che a pie di pagina reclamizzava il Windsurfer appunto. Una volta a terra per alcuni giorni si dette da fare sui suoi programmati affari ma, non si dimenticò di quello che aveva visto nella rivista dell'aereo. Fra l'altro non aveva mancato di portarsela dietro e quelle immagini dei surf a vela se le era guardate e riguardate più volte. Al telefono gli rispose Schweitzer e per lo scaltro olandese non fu difficile concludere un vantaggioso contratto per la costruzione del Windsurfer in Europa.
E così, mentre in California gli acquirenti scarseggiavano, in Europa Martin Spanjer si dette da fare , e bene. Naque la produzione del Windsurfer Ten Cate, e il Ten Cate come veniva ormai frettolosamente chiamato, spopolò fra tedeschi e nord europei prima, e subito dopo ovunque..Altri imprenditori europei erano interessati al Winsurf. In svizzera Peter Brockhaus nel 1976 fondò la Mistral e di li a poco naquero altri marchi come il Windglider, il Doufour, e tanti altri ancora.
Per la grande gioia di Schweitzer che comincio a vedersi aumentare vertiginosamente il conto in banca grazie alle laute royaltes derivate dallo sfruttamento del suo brevetto. Sul finire degli anni 70 il windsurf quindi progredi velocemente dal punto di vista tecnico e sportivo. Cominciarono ad essere disputati i primi campionati nazionali ed internazionali. La parte del leone la faceva il Windsurfer ten cate che gia nel 1979 poteva vantarsi di essere in grado di organizzare affollatissime competizioni fra cui spicca il memorabile campionato del mondo organizzato in Sardegna a Baia Sardinia. In quella occasione, presente Hoile Schweitzer e la moglie Diane tutti ebbero l'occasione di conoscere l'astro nascente , proveniente dalle Hawaii Robby Naish.
Il baldo ragazzotto, ancora diciasettenne incantò tutti con le sue performance a bordo del Ten Cate e da li iniziò la sua mitica storia sportiva che altro non è poi che quella del windsurf stesso .Da poche decine, gli appassionati divennero centinaia e migliaia, e poi decine di migliaia. Non vi era spiaggia, litorale o lago d'europa ove non si vedessero le caratteristiche vele . La richiesta di windsurf era tale e tanta che i pur volenterosi novelli costruttori , nel frattempo moltiplicatisi in tutta Europa ( con gran felicità degli Schweitzer...) faticavano a esaudire tutte le richieste...
Nel 1978 entrò in produzione l'ottimo Mistral competition. La tavola di Brockhaus rivelava notevoli migliorie rispetto al Ten Cate . Infatti la deriva era basculante permettendo quindi maggior facilità e velocità al lasco e al traverso. Inoltre, determinante fu l'adozione di un boma leggero in alluminio foderato con un ottimo grip. Queso rendeva molto più agevole l'utilizzo del windsurf rispetto al pesante e scivolosissimo boma in legno del Windsurfer Ten Cate. Diffati, l'anno sucessivo, anche questo adottò un più performante boma in alluminio e l'anno sucessivo una deriva anch'essa basculante. Con tali migliorie il windsurfer riusciva nuovamente a tenere a bada la concorrenza, che con il passar degli anni diventava sempre più agguerrita. All' inizio degli anni 80 quattro erano le marche principali, conosciute e apprezzate ormai in tutto il mondo.
A parte il Windsurfer ten cate, battevano la scena mondiale anche il Mistral, il windglider e il Doufour.
Queste quattro marche si attribuirono ognuna ampi spazi di mercato anche perchè, grazie alla popolarità raggiunta finirono ognuna per organizzare campionati nazionali ed internazionali, nonchè mondiali di classe. Cioè monomarca. Il campionato Windsurfer continuava forse ad essere il più popolare, ma anche sia il Mistral che il Windglider erano molto gettonati.Il Doufour spopolava specialmente in Francia,dove era fabbricato. Queste quattro marche rispondevano dal punto costruttivo a filosofie diverse.
Infatti il windsurfer era ottenuto per estrusione e riempimento di schiuma di un guscio in polietilene. Il Mistral, almeno quello da usare in regata nella classe Mistral invece aveva il rivestimento in resina epossidica, e cosi pure il Windglider, costruito in Germania. Il Doufour invece era fatto con un altro materiale, la tavola infatti aveva i due semigusci in ABS, una sorta di plastica molto dura che prometteva rigidità e resistenza all'acqua.Per tutti e quattro pesi e misure si equiparavano. Forse il Mistral andava leggermente sotto i 20 kg, mentre gli altri si stabilizzavano intorno ai 20, chilo in più chilo in meno.Per le rafinatezze costruttive e i particolari molto curati decisamente il Windglider era il più performante, ma anche il più caro. Mediamente un terzo in più del windsurfer e quasi il doppio del Doufour.
Il Windglider ebbe l'onore di essere la prima tavola ad essere utilizzata alle olimpiadi, dove il Windsurf esordì per la prima volta nel 1984, a los Angeles.
Era la consacrazione di questo sport!