Pubblicato il 06 Apr 2009
ZULULAND 1879.
L’epica difesa di Roches Drift il 22 gennaio del 1879 da parte di un centinaio di soldati inglesi che, contro ogni logica alla fine respinsero l’assalto di circa 4000 guerrieri Zulu è entrata nella leggenda.
La storia militare inglese è ricca di episodi simili, ma in nessun altra occasione furono distribuite 11 Victoria cross , la più alta onorificenza militare, per un singolo.episodio.
La guerra contro gli Zulu del 1879, di cui Rocke’s drift fece parte fu un classico conflitto coloniale.
Stavolta però l’Inghilterra ne fu coinvolta nonostante la riluttanza da parte del governo Vittoriano.
Quella zona dell’africa non era mai stata molto appetita dalle potenze europee , men che mai dall’Inghilterra.
Dopo le guerre napoleoniche, ed in conseguenza di queste, l’Olanda vide perdere la colonia di citta del Capo, punto di appoggio della sua compagnia delle Indie Orientali.
Si crea quindi un nuovo “protettorato inglese”, del capo.Ma le leggi più liberali e democratiche inglesi , che fra l’altro ha abolito lo schiavismo, piacciono poco a quella etnia di matrice olandese,che sono i Boeri.
Questi nel corso di un secolo, con l’allevamento del bestiame e la formazione di colonie agricole sono riusciti ad impiantarsi in questa difficile area geografica.
Orgogliosi ed insofferenti alle nuove leggi e usi inglesi i Boeri si allontanarono sempre più a nord ( il grande Trek)
Finendo nelle regioni del Natal e del Transvaal.
Iniziò qui tutta una serie di lotte e sanguinose schermaglie con gli Zulù che portò allo stabilirsi di esili linee di confine dettati più che altro da uno stato di vigilanza armata.
I Boeri non erano gente a cui potevi pestar i piedi impunemente.
Animati da uno spirito di sopravvivenza indispensabile per quei luoghi, formavano una comunità molto unita, pronta ad intervenire gli uni in difesa degli altri.
Erano Abili a cavallo e profondi conoscitori del territorio, al pari dei neri nativi.
Che oltrettutto disprezzavano considerandoli una razza inferiore.
Loro che erano profondamente religiosi non riuscivano a sopportare riti ed usanze tribali.
Con gli Zulù era una lotta continua .
Certo anche questa era una razza guerriera. In pochi decenni si erano allargati tantissimo a spese delle altre tribù che erano state sterminate od inglobate.
Ora gli Zulù apparivano come un etnia potente, forte di uno spirito bellicoso. Sempre in guerra o comunque pronti a farla.
I Boeri però non si facevano intimorire più di tanto. Tutti i componenti delle famiglie, donne comprese sapevano come ben usare le armi, e queste non erano certo le lance o gli Assegai degli Zulù.
Nessuno usciva senza un revolver nella fondina ed un buon Mauser ben lubrificato a tracolla.
All'età di 13 anni i ragazzi dovevano già essere in grado di poter sparare bene da un cavallo in corsa, senza sprecare la cartuccia intendiamoci.
Preferivano di gran lunga le armi tedesche. Con questa nazione i contatti furono sempre amichevoli, al contrario che con gli inglesi.
I Boeri avevano una struttura paramilitare molto dinamica ed efficace, e non temevano nessuno.
Men che meno le orde Zulù che proprio con i Boeri si presero una dura legnata .
Quando con la loro famosa tattica di attacco avvolgente nota come: impondo zankomo(“a corna di bestia”)cercarono di annientare una carovana di coloni, questi disposero i carri in cerchio e difendendosi a colpi di Mauser mod. 1871 e Rolling Block svedesi. Annientarono gli assalitori nei pressi del Blood Rider.
Questo episodio segnò l'inizio di una pace armata.
Ovviamente le due parti sempre all'erta.
Gli Zulù, il popolo del cielo (Amazulu )erano quindi un popolo guerriero che iperniava proprio sulla guerra il proprio carattere sociale.
Di etnia Bantù, avevano via via aggiogato le altre tribù quali i Pedi, i Basotho, gli Twana, gli Xhosa.
Il nuovo re Zulù, Cetshwayo Kampande, succeduto a suo padre Mpande aveva aumentato di molto la sua forza militare, formando numerosi reggimenti di matrice tribale, ed incoraggiandone la competizione fra loro.
Tutti i maschi da 15 a 50 anni erano praticamente arruolati nei vari “Impi”.(reggimenti)
La divisa era molto semplice. A parte certi ornamenti con piume o pelli particolari, che erano dettati dal ceto o dall'anzianità, il guerriero Zulù praticamente adava in guerra nudo, con solo i genitali coperti da pelli o tessuto vegetale. Mettersi altro addosso fuori dalle cerimonie era considerato indecoroso.
Erano ben atrezzati come armi. Possedevano tutti uno scudo in pelle bovina ed una corta lancia, l'assegai, che usavano anche come un gladio negli scontri ravvicinati.
Ma l'arma vincente di questi guerrieri era la loro velocità. Percorrevano a ranghi serrati distanze incredibili a passo di corsa e poi, in vicinanza dei nemici li serravano nella terribile tattica definita delle corna della bestia: un gruppo centrale andava incontro al nemico mentre a passo di corsa due ali avvolgevano il campo di battaglia impedendone oltrettutto qualsiasi via di fuga.
L'impeto ed il furore con cui andavano all'attacco travolgeva chiunque fosse sorpreso in campo aperto : il guerriero Zulù in corsa contro il nemico era concentrato in una sola cosa: affondare la sua lancia nel suo corpo.
Oltrettutto solo cosi, in seguito avrebbe avuto il diritto di prender moglie.
Per terminar l'opera poi come gesto di misericordia, a scontro finito si apriva la pancia con l'assegai a tutti i cadaveri dei nemici uccisi : questo era un rito fatto per liberarli dai demoni che altrimenti ne avrebbero preso possesso.
Nel 1878 nello Zululand si ipotizzavano circa 40.000 guerrieri al comando del loro re.
Questo non indifferente numero di teste calde cominciava a preoccupare i vicini confinanti...
Soprattutto quelli che stavano al sud del territorio,nel Natal, sotto protettorato inglese.
Più a nord vi erano i Boeri del Transval, ma loro un tacito accordo con gli Zulù lo avevano trovato:
che non venissero a scorribandare o rubare nelle loro terre.
In tre ore erano in grado di mettere su un reparto a cavallo e con i mauser e 200 colpi a testa non ci avrebbero messo nulla a regolar la questione a fucilate. I pur coraggiosi Zulù avevano imparato a calcolare che era meglio non essere mai più vicini di mezzo miglio da un Boero armato. E non si era sicuri neppure ben più lontani.
Gli inglesi erano molto più tolleranti e pacifisti.
Così almeno avrebbe voluto la politica del governo a Londra.
Nel 1877 Sir Henry Bartle Frere fu iviato come alto commissario del Sud Africa.
In quel periodo l'inghilterra era impegnata in una difficile guerra in Afghanistan ed inoltre si era anche aperta una crisi sfociata con un altro intervento militare nei Balcani.
Frere inviò preoccupanti rapporti al governo britannico definendo re Cetshwayo un irresponsabile sanguinario a capo di un esercito di selvaggi esaltati.Chiedeva si potessero prendere adeguate contromisure.Anche se il re Zulù pareva ora essere cauto e ben disposto nei confronti degli inglesi chi poteva mai sapere cosa sarebbe potuto accadere nell'ipotesi tuttaltro che remota di una sua caduta ? Il suo regno era composto da troppe turbolenti fazioni per aver certezze sul futuro.
Dalla madrepatria arrivavano però messaggi improntati alla cautela ed alla comprensione, Non si aveva alcuna intenzione di fare guerra anche in Sud Africa.
Nella primavera del 1878 il tenente Generale Sir Frederic Thesiger, che prenderà il titolo di Lord Chelmfsford quell'anno stesso alla morte del padre , prese il comando militare in Sud Africa.
Con Frere fu subito daccordo che con gli Zulù ci volesse la politica del pugno di ferro e del cannone.
Lord Chelmfsford era il tipico ufficiale inglese dell'era Vittoriana.
Questi mediamente erano poco professionali, con poca esperienza ed addestramento.
Affidavano il loro carisma su di una intuitiva capacità di comando ed un coraggio snobistico quasi fanatico che poi alla fine anche grazie alla propaganda ne rese tanti leggendari.
In realtà era grazie a sottoufficiali metodici e veterani oltre che a truppe disciplinate che riuscivano quasi sempre a venir fuori da situazioni a volte tremende.
In più però questo alto ufficiale aveva la mania dei sogni di gloria .
Prima gli americani, ed ora anche gli inglesi avevano trovato il loro “generale Custer”
Per trovare motivi validi ad un intervento armato contro gli Zulù occorreva un buon motivo od almeno un pretesto ma re Cetshwayo sembrava non volerne assolutamente darne, anzi faceva di tutto per rimanere in buoni rapporti tenendo a freno gli istinti bellicosi dei suoi guerrieri.Quindi niente scorrerie,uccisioni di coloni o sconfinamenti nel Natal .
Insomma una situazione per Frere deprimente.
Eppure qualche motivo bisognava trovarlo, o altrimenti inventarselo.
Ci avrebbe pensato la difficoltà di comunicazione con la lontana madrepatria a rendere più semplice raccontar balle poi, a cose fatte.
Frere provò a chieder rinforzi accampando voci allarmistiche di sconfinamenti e razzie Zulù oltre il Tugela, a danno dei coloni del Natal .
Ma dall'Inghilterra gli risposero picche per cui giocoforza fu necessario aggregare tutto cio fosse disponibile il loco, richiamando pure truppe dalle Mauritius.
Si provvide anche all'arruolamento di volontari ..
Acquarteriate le truppe a Pietermaritzburg alla fine Chelmsford riuscì, fra britannici e truppe volontarie a radunare un esercito di circa 16.000 uomini.
I volontari erano principalmente nativi di colore del Natal.
Non avevano una vera e propria divisa, andavano in giro vestiti sommariamente e l'unico contrassegno che li inquadrava era spesso solo una banda rossa di tela stretta alle falde di un cappellaccio o di traverso sul dorso nudo. Erano armati la gran parte di armi bianche, o, ma solo in piccola parte con armi da fuoco, e comunque questi erano vecchi catenacci con pochissime munizioni al seguito.
Molti si erano arruolati perchè da sempre tribalmente nemici degli Zulù. La gran parte però perchè allettati dalla paga.
Fu molto trascurato il problema della logistica. Le originali cinque colonne principali previste per invadere lo Zululand furono ridotte a tre.
La linea naturale di confine, lunga circa 200 miglia , era rappresentato dal fiume Tungela e questo, per un esercito agile come quello Zulù poteva essere attraversato in decine di luoghi diversi ma al contrario, per una logistica lenta ed ingombrante come quella al seguito di quello inglese lasciava poche scelte.
Le colonne dei vettovagliamenti erano composte da 615 carri pesanti e 120 leggeri tirati da oltre 7.000 animali.Questo notevole caravanserraglio poteva avanzare solo molto lentamente e con notevoli sforzi lungo le incerte piste della savana e, anche se la persistente siccità del momento in parte aiutava, la faccenda era comunque macchinosa e difficile da coordinare.
Ottimisticamente Chelmsford pensava di risolvere il tutto con l' unica compagnia di genieri (150 in tutto )disponibile in Sud Africa.
L11 dicembre, dopo che si era praticamente già mossi per attaccarlo i britannici avevano inviato un ultimatum a re Cetshwayo : che smobilitasse i suoi reggimenti e ponesse fine al suo sistema di comando militaristico.Il tutto entro un mese ed era palese che la cosa era inattuabile ed inaccettabile.
Il re Zulù, che non voleva la guerra con gli inglesi e tanto aveva fatto per evitarla dovette quindi suo malgrado prepararsi a difendersi.
Le colonne di Chelmsford avanzavano lentamente ma all'inizio di gennaio, raggiunte le sponde del fiume Buffalo erano pronte ad entrare nel territorio Zulù. Non c'era un solo guerriero Zulù che non volesse dimostrare il suo valore e tutti quindi avrebbero gia da un pezzo attraversato il fiume anche a nuoto pur di attaccare l'uomo bianco ed aprirgli la pancia ma il loro re , che gli inglesi li temeva era riuscito a frenarli preparando comunque tutto il suo esercito ed inquadrandone i vari “imbi”.
L'uomo dello Zululand.
Efisio non era tipo da spaventarsi facilmente. Nella sua vita tribolata anzi, quel luogo remoto e turbolento dell'Africa cominciava col tempo a farlo sentire sempre a suo agio.
Originario di Simius, uno sperduto borgo del sud Sardegna, da giovanissimo per sopravvivere aveva fatto di tutto. Dal pastore di capre al carbonaro ma poi , quella vita miserevole nella quale stava scivolando lo portò ad essere audace.Si impegolò con una banda di grassatori che aveva rifugio su per le forre nei monti del Sarrabus. Era poco più che un bambino e, gracile com'era certamente non poteva spaventare nessuno. Una volta alla settimana veniva mandato in paese a prendere il pane. Partiva nottetempo e, per erte e sentieri desolati a lui familiari scendeva dai monti e vi risaliva che ancora non era alba. L'unico pericolo potevano essere i carabinieri di ronda in campagna, ma per quello poteva difenderlo la sua giovane età e l'aria di pastore. Oppure poteva incappare in qualche cinghiale su in montagna. Ce n'erano di agressivi e sempre affamati. L'odore del pane caldo appena fatto lo sentivano da lontano ma per quello aveva un lungo bastone di ginepro, con una punta affilatissima ed indurita al fuoco.Che provassero ad avvicinarlo, che aveva anche il coltello per scuoiarli dopo. Questa era naturalmente una molto improbabile ipotesi che comunque lo tranquillizava nelle ore in cui vagava solitario per le montagne.
Le notti che preferiva erano quando c'era la luna ma anche il maestrale, che tutto sbatteva, muoveva e rendeva vivo ed indistinguibile. In notti così poteva ritrovarsi a camminare nello stesso sentiero assieme a una ronda di carabinieri senza che se ne accorgessero neppure i loro cavalli.
Però sentiva che quella sua posizione innocente all'interno della banda non sarebbe durata. Con il passar del tempo c'era sempre chi tornava ferito da una coltellata o una fucilata o chi non tornava affatto.Una sera Sesenio, il capo del gruppo, che era anche lui giovane ma forse di una dozzina d'anni in più di Efisio , mentre cuocevano un pezzo di capra “a cappotto “ ( con la brace sotto terra per non far fumo e fuoco rivelatori) gli allungò un pistolone dalla canna lunghissima , “poi ti faccio vedere come si carica, o lo sai già ?” dovette usare tutte e due le mani per tenerla dritta, a Efisio parve subito pesantissima.
Un senso di angoscia lo prese.
Domani dobbiamo andare tutti verso Jerzu, è lontano e staremo via qualche settimana. Ci vieni anche tu che non ci fai nulla da solo tutto questo tempo. Magari fai in tempo a fare qualche sciocchezza o ti ammali ...e chi ti aiuta.... E' meglio che vieni con noi.Che le fucilate già non staranno a prendere a te, che manco ti vedi... gli altri bevevano e ridevano ma Efisio non trovava allegra la battuta.
Mentre mangiava un pezzo di carne di capra resa tenera e saporita dalle spezie e dalla brace pensava...
Forse era arrivato il momento di tagliare la corda...
Efisio ricordava ormai vagamente quel periodo remoto della sua breve fanciullezza....
il rocambolesco imbarco su una nave carica di carbone diretta in Toscana. Gli anni passati a fare il mozzo su navi e con ciurme di ogni genere lo avevano trasformato ed era ormai un esperto marinaio quando attraversò l'oceano per le americhe.
Arrivato a Nuova York finì con il restare in America seguendo le fortune di un suo amico genovese Salvo Spezzoli , che pure lo aveva convinto a cercare con lui fortuna e lavoro così lontano.
A star sui velieri si faticava come animali da soma e rischiando pure la pelle correndo per gli oceani con le vele e le sartie sempre tirate al massimo o sul punto di strapparsi od incattivirsi nel bel mezzo di una burrasca.
Ed allora dovevi arrampicarti su per i pennoni e risolvere la faccenda ed in fretta, che fosse notte e fossi poco più che un fuscello in balia della tormenta poco importava.
Il vento gelato e funi e legni pericolosamente resi viscidi dalla salsedine ti facevano capire quanto la paga fosse maledettamente misera . Che poi questa svaniva subito nelle osterie dei porti e al gioco coi dadi o le carte.
All'inizio per Efisio le cose nelle nuove terre sembravano mettersi bene, per chi sapesse muoversi con le barche o avesse esperienza di bestiame il lavoro non mancava mai, e lui, quello che non sapeva fare, lo imparava comunque molto in fretta.
Con Antonio, grazie alle conoscenze nei porti cominciarono a trafficare e trasportare verso Ovest materiali e beni di prima necessità per i pionieri che sempre più numerosi si spostavano con le carovane verso quella direzione.
Iniziarono con un carro sgangherato ma ben presto le cose si fecero promettenti ed cominciarono per girare per il verso giusto.Finirono per avere alle dipendenze diversi aiutanti, necessari per portare la decina di carri carichi di prodotti di prima necessità per quelle terre ancora da colonizzare.
Gli articoli più richiesti erano corde, chiodi, teloni, pece, petrolio ma pure zappe pale picconi etc. Inoltre indumenti da lavoro cibi di prima necessità, come farina, orzo e sementi di vario genere. Libri pochi, una bibbia ogni tanto.
Fra le merci più preziose la polvere da sparo, e il piombo con cui si coloni si fondevano i proiettili. Ognuno portava con se i fondipalle necessari per le proprie armi.
E comunque anche di queste Efisio era ben fornito. Soprattutto vecchi moschetti militari inglesi che andava a prendere da mister Antony Smith, un furbo commerciante di nuova York che se li faceva arrivare a casse dall'Inghilterra assieme ai tessuti fatti a Manchester e che venivano scaricati dai velieri sotto il naso distratto di doganieri compiacenti.
Si trattava quasi sempre di fucilacci a canna liscia, addirittura anche vecchi Bryon Bess dei tempi di Waterloo, ancora con accensione a pietra focaia e quindi obsoleti ma nella loro rusticità tornavano sempre buoni e gli emigranti magari barattando o a credito spesso si rivolgevano a Efisio e lui un fucilaccio con un po' di polvere e piombo non lo negava mai.
Aveva imparato che se cedeva un fucile a buon prezzo poi il cliente sarebbe tornato per mille altre cose e lui, se non era al momento provvisto di cio che chiedevano, era comunque il più veloce di tutti i trafficanti della frontiera a procurarsi il necessario.
Efis, come lo chiamavano lungo le tratte della frontiera, stava diventando famoso...
continua...